Se dovessimo spiegare ad un bambino che cos’è la memoria, probabilmente risponderemmo che è un “luogo” della nostra mente dove vengono depositati i ricordi oppure che è la nostra capacità di ricordare gli eventi, le immagini, le idee,   le informazioni, le emozioni e le abilità apprese. Questa definizione è corretta solo in parte.

La nostra idea di memoria è infatti legata ad un qualcosa di statico, di immobile e non esiste concetto più sbagliato!

La verità è che la nostra memoria non è un archivio in cui tutto ciò che impariamo viene conservato come i libri sugli scaffali, come qualcosa che mettiamo lì e ritroveremo sempre e sempre nel medesimo posto, ma è qualcosa di dinamico: sempre in “movimento” e in costante cambiamento.

Le tracce

Tutto ciò che “attraversa” la nostra memoria lascia un cambiamento, una sorta di impronta che chiamiamo traccia.

Parlare di memoria e cercare di capirne i meccanismi più profondi, significa parlare di come si formano e qual è l’organizzazione delle tracce. Già in questa affermazione possiamo cogliere nuovamente la dinamicità della memoria: il termine organizzazione ci rimanda proprio al fatto che non ci sia un semplice depositarsi delle tracce, come libri sugli scaffali.

Una traccia, quella sorta di impronta che si crea, o cerca di crearsi nella nostra memoria, deve affrontare un vero e proprio percorso all’interno della nostra mente. Possiamo infatti distinguere 3 fasi principali, 3 tappe che ogni traccia, ogni potenziale ricordo, deve affrontare.

1.La FISSAZIONE in cui i dati provenienti dall’esterno “entrano” nel nostro cervello.

2.La RITENZIONE che equivale a quel periodo di tempo nel quale ciò che è ciò che è stato fissato viene conservato, ritenuto inconsapevolmente: non siamo ancora in grado di definirlo ricordo.

3.E’ solo in questa terza fase, la RIEVOCAZIONE, che possiamo constatare che cosa e come abbiamo conservato all’interno della memoria. E’ proprio questo infatti il momento in cui possiamo assistere alla eventuale nascita del ricordo. Diciamo “eventuale” poiché la nostra esperienza ci insegna che non tutte le volte in cui cerchiamo di rievocare qualcosa, effettivamente poi nasca un ricordo; è proprio il momento in cui prendiamo consapevolezza delle nostre dimenticanze e dei deficit della nostra memoria, proviamo a richiamare qualcosa che credevamo fosse stato fissato  e ritenuto nella nostra memoria, ma non arriva alcun ricordo.

Spesso le persone arrivano da me in consulenza perchè riscontrano "problemi di memoria" definendo le loro difficoltà fondamentali in quest'ultima fase, quella del richiamo alla mente, sia che si tratti di eventi, nomi, volti...non fa differenza. La verità è che, durante la fase di approfondimento nel colloquio, tutto ciò che emerge è che la maggior parte delle volte i veri problemi sono nelle prime due fasi, quelle in cui noi siamo realmente coinvolti e soggetti attivi dei meccanismi della nostra memoria, o almeno dovremmo esserlo. 

E così, da soggetti passivi che hanno "un meccanismo inceppato", capiamo come possiamo fare la differenza nella qualità dei processi mentali di concentrazione, attenzione e memorizzazione attraverso un lavoro individualizzato e mirato al contesto lavorativo e di vita della persona.

Richiedi una consulenza per mettere a fuoco le tue difficoltà ed elaborare insieme un percorso: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

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